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Gli archivi del Piccolo Teatro


Elvira, o la passione teatrale - 1986-87

autore: Louis Jouvet
traduzione: Giorgio Strehler
regia: Giorgio Strehler
scene: Ezio Frigerio
costumi: Luisa Spinatelli
    


Appunti su Elvira o la passione teatrale

La prima dello spettacolo (30 giugno 1986) coincise anche con l'inaugurazione ufficiale della sede del Teatro Studio

Appunti su Elvira o la passione teatrale

 

dal Programma - stagione 1986/87

     

Fra le nostre manifestazioni per il quarantesimo anno di vita del Piccolo Teatro, abbiamo pensato di presentare, al Teatro Studio, anche “Elvira o la passione teatrale”.

È questo infatti, per noi, uno spettacolo emblematico, un’indagine sulla moralità del gesto teatrale, un atto d’amore per uno dei nostri maestri, ma nello stesso tempo anche la testimonianza di un legame profondo con il lavoro che stiamo svolgendo per la nostra Scuola: del tutto coerente, del tutto inserito, quindi, nel discorso sul teatro e sull’uomo che andiamo facendo dal 1947 ad oggi. Due ore di totale impegno teatrale, in cui due attori – in queste sere Giulia Lazzarini ed io – davanti agli allievi in scena, simbolo degli allievi di ieri e di domani, di fronte al pubblico, col solo sostegno del loro corpo, della loro voce e della loro presenza, svelano le alte parole, le sofferte meditazioni e il severo rigore di un maestro del teatro. Non un “recital” dunque – parola che rifiutiamo -, ma una specie di suicidio teatrale, perché la gentev sappia un poco di verità, sulla fatica, sul dolore, sulla tensione nostra di interpreti , di servitori del teatro, sulla nostra segreta realtà di sempre imperfetti messaggeri della poesia e della verità.

Una così alta, così impegnativa prova merita ben altre denominazioni che non quella di spettacolo, termine del tutto insufficiente a definire quel qualcosa di straordinario che è stato “Elvira”: un avvenimento sconvolgente, colto nel profondo dal pubblico ogni sera, lasciandoci sempre meravigliati e commossi.

L’adesione totale del pubblico – nella nostra cosiddetta società dello spettacolo – a questo atto di verità, è una delle poche cose che confortano la mia ultima maturità di uomo di teatro. E fanno giustizia di molte amarezze, di molte viltà, di molto disordine che circonda il nostro lavoro.

Ed è certo superfluo sottolineare quanto questa messa in opera di un discorso sul teatro, in uno spazio che abbiamo fatto nascere l’anno scorso, sia legata alla struttura stessa del Teatro Studio e voglia indicarne una possibilità di uso, una delle tante possibilità stilistiche.

Consegniamo dunque  al pubblico questa nostra fatica, con la promessa di ripeterla oggi il più possibile, per riprenderla domani e poi dopodomani, perché “Elvira o la passione teatrale” deve essere per il Teatro Studio il filo rosso che ricordi sempre nel tempo la sua genesi e le sue finalità. In questo senso abbiamo presentato “Elvira o la passione teatrale” troppe poche volte; e invece vogliamo che il nostro pubblico ed il pubblico europeo dentro e fuori le nostre mura ascolti il più possibile il nostro sommesso ma perentorio messaggio. La vita di questo spettacolo sarà dunque lunga e “Elvira” costituirà una irrinunciabile permanenza nel nostro teatro, un richiamo per tutti ad un concetto più nobile, più alto di teatralità.

E domani, quegli allievi oggi “finti” della rappresentazione saranno veri e rinnoveranno l’evento di oggi, perché Giulia Lazzarini ed io diremo loro le stesse cose che diciamo queste sere: lassù, nella nostra scuola, noi lavoreremo infatti sempre su questo filo di amore e saggezza e su quel lampo di intuizione di Louis Jouvet, che si è fatto, in queste circostanze, spettacolo per il pubblico.

     

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